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Memorie dell'Accademia Urbense

Camilla Salvago Raggi (a cura di), Viola Pallavicino Spinola, Diario 1944-1945, Memorie dell'Accademia Urbense (nuova serie) n. 91, Ovada 2011, 126 pp.

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Giacomo Chiavari, amico oltre che cugino, un giorno mi portò un volumetto rilegato in pelle - il diario della sua prozia Viola Pallavicino - perché lo leggessi. "Dimmi cosa te ne pare".
L'ho letto, e "me ne pare", sì - tant'è che oggi sono qui a dirvene il perché e il percome.
C'è diario e diario. C'è il diario intimista, sfogo di chi vuole ragionare su se stesso, spiegarsi e mettersi a nudo come sul lettino dell'analista - mi vengono in mente tanti diari simili, quello della Woolf, della Mansfield, di Sylvia Plath, di Sofia Tolstoia, e tanti altri di cui l'elenco sarebbe lungo e soprattutto mi metterebbe fuori strada.
Le pagine che seguono sono il diario che Viola Pallavicino tenne nei due ultimi anni di guerra, e precisamente dal maggio del 1944 all'aprile del '45.
Anni passati insieme al marito Paolo alla Savoia, la tenuta di famiglia nella frazione di Rocca, a San Giacomo, poco lontana da Ovada; la casa esiste ancora, anche se è passata di mano; questo diario è dunque una testimonianza, succinta ma diretta, di un periodo che fu duro per tutti e di cui forse sono rimasti in pochi a ricordare. Dico succinta perché Viola si limita ai fatti essenziali, (quello del resto che nei miei diari faccio anch'io: piovuto, gran caldo, andata a Genova, venuti i tali, andata dai tal'altri) il che comporta un dare per scontato ogni riflessione o descrizione di luoghi e persone. [...]

Camilla Salvago Raggi