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Posso
dire che fu mia nonna Camilla a trasmettermi la sua passione per le
fotografie?
Non direttamente (è morta prima che io nascessi) ma attraverso
i suoi album, ebbene, direi proprio di sì.
Fotografa dilettante lei, fotografa dilettante io. Ma lei lo è
stata in un'epoca in cui la fotografia aveva superato da poco la fase
pionieristica, ed era ancora appannaggio di pochi. E bisogna dire
che se l’è cavata più che bene.
Tutto era cominciato con Badia: 1892 è la data incisa sulla
copertina del primo album (sono tre, rilegati in tela rosso vinaccia,
pagine cartonate; e le foto che vi sono incollate vi aderiscono cosi
saldamente che sembrano parte della pagina stessa) e siccome Camilla
e mio nonno Pippo si sono sposati nel '91, questa prima estate rappresenta
per lei una villeggiatura e al tempo stesso una coda del viaggio di
nozze (erano andati a Venezia, al Danieli: ho ritrovato il conto dell'albergo
comprese "due bugie" in camera quella prima sera).
Camilla, appunto. Nasceva Pallavicino, e Pippo, suo marito, era figlio
di Paris Salvago, un cattolico liberale noto per aver fondato la Rassegna
Universale e per la sua battaglia per il diritto al voto dei
cattolici, tant’è vero che accettò di venire eletto
deputato in Parlamento a Firenze (ancora la Firenze capitale). Cosa
questa che non gli fu mai perdonata dalla suocera Raggi (lei invece
fedele al motto nè eletti nè elettori) della
quale aveva sposato la figlia, la mia bisnonna Violantina.
Da quel matrimonio era nato nonno Pippo, cui sarebbe stata riservata
una brillante carriera diplomatica: ministro a Pechino, Governatore
in Eritrea, ambasciatore a Parigi e infine Senatore del Regno: col
vanto di aver sempre agito secondo coscienza, pagando di persona certe
sue spigolosità tipicamente liguri o, come gli piaceva dire,
da genovese a risoreo. Camilla era molto innamorata di lui,
e certo per amor suo dovette essersi fatta piacere Badia, che per
la verità non dovette sembrarle gran chè in fatto di
villeggiatura. Molto meglio Campale dove da quell'anno in poi avrebbero
trascorso l'autunno.
In Monferrato l'autunno era considerato la season, si aprivano
le ville dei dintorni, c'era società, si poteva giocare a tennis,
al volano, e insomma ce n’era abbastanza per soddisfare
il suo desiderio di mondanità (il volano, col tempo,
Camilla l'avrebbe introdotto anche a Badia: gli anni successivi la
mostrano fotografata insieme a coppie di amici, mentre impugna la
racchetta e sorride, è sempre così luminoso il suo sorriso,
anche se a volte, a posteriori, può sembrare di cogliervi un
velo di tristezza....).
A Campale, soprattutto, c'è il bambino Paris (mio padre) da
crescere, da viziare, da fotografare insieme al cane Vanda, sul carrettino
di legno trainato da una capretta.
A Badia abitavano il palazzo, che detto così sembra
chissà cosa, in realtà era il corpo principale dell’ex
monastero e non faceva parte a sè ma era come inglobato nella
Badia-paese.
Perchè questo era la Badia negli anni a cavallo del secolo,
una grossa borgata racchiusa tra la chiesa e la corte e provvista
di tutto: sindaco, parroco, ufficio postale, scuola, botteghe, tutto
quello insomma che poteva farne un comune autonomo, quale sarebbe
stato fino agli anni Trenta. [...]
Camilla
Salvago Raggi
Campale, dicembre 2009