Alessandro Laguzzi, Lucia Barba, Ennio e Giovanni Rapetti, Paolo Bavazzano,
Mario Canepa, Clara Esposito Ferrando, Lorenzo Pestarino (a cura di),
Le Feste Vendemmiali. Fotostoria del Ventennio, Memorie dell'Accademia
Urbense (nuova serie) n. 74, Ovada 2007, 452 pp.
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Dalla
Prefazione a pag. 3:
Le
terre dell’Ovadese sono, si può dire da sempre, vocate
alla coltivazione della vite e alla produzione di un ottimo vino,
innumerevoli testimonianze di questa affermazione sono rintracciabili
fra i documenti delle varie epoche.
Per riassumerle ci affidiamo alle dichiarazioni di tre ben note personalità
di diversa origine e con interessi diversi: il primo è il più
grande dei figli di Ovada, Paolo Daneo (1694-1775), salito all’
onore degli altari col nome di San Paolo della Croce. Quando, nel
1775, alcuni Ovadesi giunsero a Roma in occasione del giubileo, passarono
a salutarlo. Il Santo per fornire ai propri confratelli un’idea
della sua terra d’origine dichiarò: «dalle colline
di questo mio nativo paese si raccoglie tanta quantità di uve,
da poter per mo’ dire far correre un mulino per un mese».
Il secondo è il poeta milanese Carlo Porta (1775-1821) che
nel suo poema eroico-comico in dialetto meneghino, “Oter disgrazi
di Giovannin Bongee” fa consigliare da Giovannin alla moglie,
che si dichiara “indisposta”, di liberarsi da quel fastidio
facendo ricorso on bon biccer de vin di Roccagrimalda.
Il terzo, certamente il giudice più qualificato, è il
naturalista-botanico Giorgio Gallesio (1772-1839), che pubblicherà
i suoi studi pionieristici sulla «Pomona Italiana». scrivendo
di vini egli afferma: «il vino che si fa col Dolcetto prende
diversi caratteri, secondo la località ov’è coltivato,
e i metodi coi quali è fatto. – aggiunge poi –
il più stimati sono quelli di Ovada e dei suoi contorni…
In Ovada specialmente se ne fanno i depositi e le scelte, e di là
si spedisce in Genova e nel Milanese».
Con questa pubblicazione, l’Accademia Urbense, nella convinzione
di portare un ulteriore contributo alla conoscenza della storia e
alla valorizzazione del nostro territorio, pubblica una nutrita documentazione
fotografica sulle Feste Vendemmiali che si svolsero ad Ovada durante
il ventennio fascista e che richiamarono nella nostra cittadina folle
di gitanti, mobilitate e organizzate, come volevano i costumi del
tempo dall’Opera Nazionale Dopolavoro, che riversò
nelle nostre stazioni diversi treni speciali stipati di migliaia di
persone provenienti da Genova, Torino, Alessandria. Le manifestazioni
ovadesi, va ricordato, si inserivano in quello straordinario sforzo
propagandistico che il partito fascista operò nei primi anni
Trenta per attirare al regime il consenso degli italiani, nato come:
la battaglia del grano.
Per favorire una maggiore comprensione abbiamo ritenuto di accompagnare
le immagini con brevi scritti che ci auguriamo possano restituire
sia la temperie del momento sia i necessari elementi critici e di
approfondimento sui temi trattati.(...).
Mi corre l'obbligo di ringraziare tutti coloro che a vario titolo
hanno concorso alla realizzazione di questo
volume sia finanziandone la pubblicazione come l'Amministrazione Provinciale
e l'Associazione Alto Monferrato, sia con gli scritti.
Un grazie poi particolare va a Mario Canepa che è il vero autore
dell'opera, ché non soltanto ha sistemato tutto il materiale
iconografico con grande sapienza ma che sopporta con indulgente tolleranza
qualche nostro rimaneggiamento del suo lavoro che altera, fortunatamente
solo a margine, la sua idea originale. A Lui vorremmo dire che anche
per questo gli vogliamo bene. (...).
Alessandro
Laguzzi
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