Walter
Secondino, Il Borgo di Ovada prima del crollo della diga di Molare,
Memorie
dell'Accademia Urbense (nuova serie) n. 64a, Ovada 2005, 88 pp.
Il
13 Agosto 1935 avvenne il crollo della diga di Molare. Un muro di acqua
alto una decina di metri investì il Borgo di Ovada. L'onda devastatrice
si abbatté sulle case, sgretolandole in una nube di polvere e
seminando rovina e morte.
Si è parlato molto di questo disastro, ma nessuno ha posto l'accento
su quello che l'acqua della diga ha irrimediabilmente spazzato via:
quella comunità che viveva allora ai margini dell'Orba, le persone,
le attività, i mestieri, i rapporti umani che facevano del Borgo
un paese nel paese. [...]
La pubblicazione è redatta su testimonianze verbali di tanti
protagonisti di allora, che, oramai avanti negli anni, vogliono lasciare
alle generazioni future una testimonianza di un modo di vivere e di
tante attività, alcune delle quali molto importanti per lo sviluppo
economico e sociale di Ovada. [...]
Questo libro è nato da un'idea fissa maturata in tanti anni.
Le notizie e le informazioni sono state raccolte in casa dell'uno e
dell'altro, oppure carpite al volo scorazzando con il motorino in lungo
ed in largo per il paese, importunando ora questo ora quello. Ho riscontrato
la massima collaborazione e disponibilità da parte di tutti quelli
che ho interpellato: tutti hanno capito il fine della ricerca.
Il testo sarà certo carente di tante cose: vorrei mi fosse riconosciuta
solo la buona volontà. Sono a disposizione di quanti vorranno
collaborare ad eventuali aggiunte e rettifiche.
La difficoltà maggiore è venuta da una circostanza sfavorevole.
Dal 1861, anno della creazione del Regno d'Italia, ogni dieci anni viene
effettuato il censimento della popolazione italiana. Nel 1931 il governo
fascista non indisse il censimento, che venne invece effettuato nel
1936. Ci si è trovati quindi di fronte ad una documentazione
ferma all'anno 1921, che non poteva tener conto dell'intenso sviluppo
demografico ed abitativo del Borgo avvenuto negli anni 30. E' stato
giocoforza ricorrere alle testimonianze dirette degli ormai pochi testimoni
di quel periodo, con il rischio di carenze od informazioni sbagliate,
dovute principalmente all'età venerabile degli interpellati,
a tanti anni di distanza dagli avvenimenti.
La consultazione dei dati del censimento del 1936 ci ha colmati di tristezza
nel leggere i pochi nomi di quelli che erano rimasti, con ostinazione
e coraggio, a vivere nel Borgo.
W.S.