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Memorie dell'Accademia Urbense


Mario Canepa, Bala Giainte. Volume quattro, Memorie dell'Accademia Urbense (nuova serie) n. 57a, Ovada 2004, 472 pp
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Ora vi parlerò delle stelle. No, non farò come quelli della televisione che per non dire quello che vorremmo sentirci dire, parlano d’altro. Prendono il discorso alla larga e ce la raccontano su per delle mezz’ore parlandoci del tempo, pur sapendo che le parole lasciano poi il tempo che trovano. E chissà poi perché stiamo lì a farci raccontare del tempo quando, come da tradizione ben consolidata naturalmente nel tempo, basterebbe guardare dalla finestra. E poi se uno esce e si bagna vuol dire che piove: e che diamine sarà mica la fine del mondo!
Quando ad Armstrong chiedevano cos’è il jazz rispondeva: se uno non lo capisce da solo è inutile che glielo spieghi io.
Ritorno al tema e parlerò di stelle. Non ricordo dove ho letto queste cose che raccontano di nasi in su, di anni luce e di cieli stellati, so solo che mi sono rimaste impresse. Parola più parola meno, lo scritto diceva così: quando si guarda il cielo si è consapevoli di guardare delle stelle che sono lontane centinaia di migliaia di anni luce. Alcune di quelle stelle che ora stiamo guardando non esistono più perché la loro luce ha impiegato così tanto per arrivare sino a noi che nel frattempo sono morte.
A me tutto questo ha fatto venire in mente le fotografie di questo libro. Tanti che qui ci sorridono ora non ci sono più, non anni luce ma solo mesi di calendario e ricordi di ieri ci separano da loro.
Ci guardano e sorridono: se non sapessimo che non ci sono più cambierebbe qualcosa... il nostro approccio al libro sarebbe diverso?
La settimana scorsa mi ha telefonato un ex collega da Roma per augurarmi buone feste (scrivo queste prime pagine il pomeriggio di Natale) mi dice che aveva cercato Gianni, un altro collega, ma non lo aveva trovato. Ricordando il Gianni svagato e distratto, gli dico che magari si è perso in qualche supermercato con la moglie, e ridiamo anche. L’altro ieri ho saputo che Gianni lo avevano trovato morto a metà dicembre nella sua casa di Mandrogne per le esalazioni della caldaia difettosa. Carla, la moglie, cadendo priva di sensi vicino alla porta si era salvata grazie ad uno spiffero. Guardavamo le stelle ed erano già morte.
E’ colpa del Natale se vengono in mente queste cose. [...]


Mario Canepa
Ovada, Gennaio 2004