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Ora
vi parlerò delle stelle. No, non farò come quelli della
televisione che per non dire quello che vorremmo sentirci dire, parlano
d’altro. Prendono il discorso alla larga e ce la raccontano
su per delle mezz’ore parlandoci del tempo, pur sapendo che
le parole lasciano poi il tempo che trovano. E chissà poi perché
stiamo lì a farci raccontare del tempo quando, come da tradizione
ben consolidata naturalmente nel tempo, basterebbe guardare dalla
finestra. E poi se uno esce e si bagna vuol dire che piove: e che
diamine sarà mica la fine del mondo!
Quando ad Armstrong chiedevano cos’è il jazz rispondeva:
se uno non lo capisce da solo è inutile che glielo spieghi
io.
Ritorno al tema e parlerò di stelle. Non ricordo dove ho letto
queste cose che raccontano di nasi in su, di anni luce e di cieli
stellati, so solo che mi sono rimaste impresse. Parola più
parola meno, lo scritto diceva così: quando si guarda il cielo
si è consapevoli di guardare delle stelle che sono lontane
centinaia di migliaia di anni luce. Alcune di quelle stelle che ora
stiamo guardando non esistono più perché la loro luce
ha impiegato così tanto per arrivare sino a noi che nel frattempo
sono morte.
A me tutto questo ha fatto venire in mente le fotografie di questo
libro. Tanti che qui ci sorridono ora non ci sono più, non
anni luce ma solo mesi di calendario e ricordi di ieri ci separano
da loro.
Ci guardano e sorridono: se non sapessimo che non ci sono più
cambierebbe qualcosa... il nostro approccio al libro sarebbe diverso?
La settimana scorsa mi ha telefonato un ex collega da Roma per augurarmi
buone feste (scrivo queste prime pagine il pomeriggio di Natale) mi
dice che aveva cercato Gianni, un altro collega, ma non lo aveva trovato.
Ricordando il Gianni svagato e distratto, gli dico che magari si è
perso in qualche supermercato con la moglie, e ridiamo anche. L’altro
ieri ho saputo che Gianni lo avevano trovato morto a metà dicembre
nella sua casa di Mandrogne per le esalazioni della caldaia difettosa.
Carla, la moglie, cadendo priva di sensi vicino alla porta si era
salvata grazie ad uno spiffero. Guardavamo le stelle ed erano già
morte.
E’ colpa del Natale se vengono in mente queste cose. [...]
Mario Canepa
Ovada, Gennaio 2004