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Memorie dell'Accademia Urbense


AA.VV., Margot Kaftal. Atti del Convegno di studi sulla figura artistica di Margot Kaftal nel cinquantenario della morte e sul contributo dei cantanti polacchi in Italia (Ovada Teatro Splendor 11 ottobre 2002), Memorie dell'Accademia Urbense (nuova serie) n. 51, Ovada 2003, pp. 96.

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È con grande piacere che l’Accademia Urbense accoglie nella propria collana: Memorie dell’Accademia Urbense gli atti del Convegno di studi che la Città di Ovada, con il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Alessandria e del Consolato Generale di Polonia a Milano, ha dedicato alla figura della cantante Margot Kaftal, nel cinquantenario della sua morte.
Maria Olszanska, Console generale di Polonia a Milano, dà per scontata la profondità dei rapporti da sempre esistenti fra l’Italia e lo stato che Ella rappresenta. E, infatti, senza dover scomodare i lunghi soggiorni a Bologna, Roma, Padova e Ferrara che ebbe, sul finire del Quattrocento, quel Nicolò Copernico destinato a cambiare così profondamente la concezione dell’universo, né, per parlare di tempi a noi più vicini, quei soldati polacchi che riposano nel cimitero di guerra, vicino a Monte Cassino, che sono morti agli ordini del Generale Anders per liberare il nostro Paese, e neppure il romanzo Quo vadis di H. Sienkiewicz, che abbiamo letto da ragazzi la sua affermazione trova conferma nella storia della nostra Comunità, perché il santo patrono di Ovada, Giacinto da Oldrowaz, era polacco.
A dire tutta la verità di polacco, anzi, di polacchi nella storia di Ovada ne sono entrati altri: il generale Jan Henryk Dabrowski e i soldati della legione polacca che parteciparono, il 15 agosto 1799, battendosi con valore, alla battaglia di Novi. In diverse occasioni occuparono il borgo per poi ritirarsi al sopraggiungere di rilevanti forze austrorusse. Ma il fatto che si dovessero mantenere a spese degli occupati non consentì loro di simpatizzare con la popolazione.
Mettiamo da parte queste brevi annotazioni per dire che a noi interessa che le relazioni del convegno ci diano un quadro più preciso dell’attività e della personalità della Kaftal, inserendola nel contesto artistico del suo tempo e nello stesso tempo, approfondiscano i tanti rapporti che si vennero costituendo attorno a quel “salotto di Rosetta Costa” che ha certamente costituito, fra gli anni trenta /cinquanta del secolo passato, un luogo deputato per la cultura ovadese.
Un grazie, infine, merita quel ragazzone dall’aria impacciata, di tanti anni fa, al quale era impossibile passare inosservato, che si imbeveva di tutto quello che avveniva intorno in quel salotto incantato, che sembrava essere l’anticamera di mondi meravigliosi di cui la vita gli ha poi fatto perdere il percorso. Senza la sua determinazione nel voler riandare a quei momenti felici e senza l’affettuosa riconoscenza che ha conservato delle persone di allora, molto probabilmente, questo convegno non ci sarebbe stato.
Bravo Bruno!

Alessandro Laguzzi
Presidente Accademia Urbense