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Quaderni delle Valli Stura e Orba


Francesco De Nicola (a cura di), “Dall’Altipiano agli Appennini”, la cultura contadina tra parole e musica
. Atti del convegno nazionale di Studi in onore di Mario Rigoni Stern. Masone - Tiglieto, sabato 5 luglio 2003, Quaderni delle Valli Stura e Orba n. 4, Ovada-Campoligure 2004, 154 pp.

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Presentazione degli Atti del Convegno:
A poco meno di un anno dallo svolgimento del convegno in onore di Mario Rigoni Stern esce ora il volume che ne raccoglie gli atti e questa è dunque un’occasione per ripensare al lavoro svolto e per darne una ragionata valutazione. La serie degli scritti degli studiosi qui raccolti indica essenzialmente due dati: l’importanza dell’opera di Mario Rigoni Stern e l’esistenza di una narrativa italiana nata dalla civiltà contadina; ma subito queste affermazioni richiedono doverose precisazioni, che riguardano nel primo caso l’unicità della narrativa dello scrittore di Asiago e nel secondo la dimensione complessivamente ridotta del fenomeno. Con ciò si vuol dire che di fatto in Italia una letteratura ispirata al mondo naturale dei monti e delle colline direttamente vissuto e testimoniato è piuttosto marginale e quantitativamente scarsa, tanto che se volessimo inserire Rigoni Stern all’interno di un gruppo di scrittori a lui affini per scelte tematiche compiremmo una vana fatica; e questo è quanto emerge dalla bella relazione di Claudio Marabini che, con attenta sensibilità, considera Rigoni Stern uno degli scrittori italiani “più indefinibili” proprio perché unico e inconfondibile; e tale egli è anche quando l’attenzione si rivolge alle dolorose vicende della guerra, come nel caso di quello che nel 1953 fu il suo libro rivelatore, Il sergente nella neve - qui esaminato su versanti differenti e complementari da Ermanno Paccagnini e Pino Boero -, somma di ricordi della ritirata di Russia, come indica il sottotitolo, ma di fatto caratterizzato da un modo di raccontare del tutto diverso rispetto alla folta memorialistica di guerra, certo in genere più anonima e meno segnata da un preciso mondo interiore di sentimenti rivolti all’ambiente naturale, anche se ostile e in terre nemiche (se tali possono essere) e comunque lontanissime dalle proprie.
A far corona alle pagine di questo scrittore dunque pressoché unico nel panorama della narrativa italiana del Novecento, nel corso del convegno si sono proposti altri scrittori interpreti del mondo contadino, a cominciare dal cantore della valle Stura Carlo Pastorino, del quale Bruno Rombi ha individuato la componente naturalistica come valore positivo e quasi spirituale in un quadro d’assieme segnato dalla durezza del vivere e del faticare, quando poi a questa secolare condanna non si aggiunge la sconvolgente esperienza di una guerra mondiale; e dalla Valle Stura di Pastorino Giannino Balbis ci ha portato nell’abbastanza vicina Valle Bormida sulla scorta del romanzo La cauzagna di Rosilde Chiarlone, che rappresenta in chiave civile, sociale e politica la fine di quel mondo contadino in una sorta di romanzo - inchiesta su un trapasso epocale irreversibile. E lo stesso tema, sia pure collocato su un altro sfondo (le Langhe) e in un altro momento storico (il primo Novecento), emerge per contrasto anche dalla Malora di Fenoglio dove mi pare che, dietro il racconto della vita miserabile consumata dai contadini del basso Piemonte, lo scrittore abbia comunque voluto rivendicare i valori di quella civiltà scrivendo questo breve romanzo proprio quando anche quella regione collinare cominciava a cedere il passo all’industrializzazione delle vicine più grandi città. Sembra invece lontano da queste problematiche il mondo di campagna rappresentato nei numerosi romanzi e racconti di Camilla Salvago Raggi che, secondo lo studio di Giovanni Meriana, finisce per risultare essenzialmente un paesaggio umanizzato, nel quale sono proprio i suoi singoli e diversi abitanti al centro dell’attenzione della scrittrice, felicemente sensibile nel rappresentare il rapporto affettivo e complesso tra le persone e il loro ambiente.
Se dunque da Mario Rigoni Stern a Beppe Fenoglio, da Carlo Pastorino a Rosilde Chiarlone a Camilla Salvago Raggi le pagine letterarie hanno comunque, sia pure in misura minoritaria rispetto ad altri temi, rappresentato l’ambiente naturale sapendo restituire al lettore le suggestioni dei boschi e dei campi, delle valli e dei fiumi, in ambito musicale questa rappresentazione è spesso affidata ai cori che, in particolare, si ispirano sovente ai paesaggi, ai personaggi e ai gesti legati allo scenario delle montagne come risulta dallo studio di Enrico Derchi, ulteriore tessera utile alla composizione di questo mosaico fatto di parole e di note, attraverso il quale il mondo dell’arte interpreta e restituisce il mondo della natura. In tal senso allora sembra indubbio che il convegno di Masone e Tiglieto del luglio del 2003 abbia indicato un percorso certo non troppo affollato, ma tuttavia molto ben frequentato sul quale converrà ancora tornare a dibattere e a riflettere, quel percorso che sollecita nei nostri artisti un’attenzione non di moda o di maniera al mondo naturale che ci circonda e rivediamo sempre più spesso minacciato e che certo non vorremmo che un domani neppure troppo lontano trovasse sulle pagine di un libro o nelle note di un coro le sole tracce della sua sopravvivenza.

Francesco De Nicola