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Memorie dell'Accademia Urbense


Emilio Costa (a cura di), Colombo Gajone, Antologia Ovadese, poesie e canzoni scelte, Memorie dell'Accademia Urbense (prima serie) n. 4, Ovada 1963, 62 pp
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Sotto il titolo di Antologia Ovadese si raccolgono alcune tra le più note poesie e canzoni di Colombo Gajone che sono rimaste più vive nell'anima popolare. A tali componimenti si aggiungono alcuni saggi dei numerosissimi stornelli che il Gajone ha improvvisato e scritto in varie occasioni, e alcuni pezzi del poemetto Niappe, che vasta risonanza ebbe nel 1944. La raccolta di epigrammi I limùgni du Dè è inedita, ed è frutto di questi ultimi anni. Il titolo del presente libretto indica il centro dell'ispirazione e il motivo vitale della poesia del Gajone: Ovada e le sue colline e i suoi contadini. Si ripropone qui un motivo di lettura di alcuni componimenti poetici, la cui validità è confermata dalla fortuna che essi hanno acquistato nel tempo e dalla diffusa popolarità nell'ovadese.
Curare un'edizione di testi ovadesi comporta soprattutto una difficoltà iniziale, che difficilmente può essere superata, per la mancanza di una tradizione scritta: il problema dell' ortografia dialettale ovadese. La morfologia stessa del dialetto ovadese presenta preoccupazioni e difficoltà, che lascerebbero perplesso anche un dialettologo esperto. Il lessico ovadese si differenzia dai dialetti monferrini meridionali, e presenta soltanto somiglianze generiche con i dialetti della Liguria centrale: c'è in esso una simbiosi di parlate liguri e piemontesi, per cui discernere in esso componenti tali da omologarlo ad un dialetto più che all'altro è cosa che può. riuscire soltanto arbitraria. Non si può quindi tener conto della tradizione ligure, né di quella subalpina, perchè le differenze sono sostanziali. Un orientamento ortografico nel nostro caso rischia di essere empirico, a causa di alcuni gruppi di fonemi che sarebbe difficile rappresentare graficamente, e recherebbero difficoltà tipografiche ingenti. L'ortografia adottata non è del tutto funzionale alla lettura di alcuni suoni-tipo; d'altra parte non ci sembra necessario fornire di eccessivo rigore filologico la presente edizione, fatta per il gran pubblico: sarebbe un appesantimento superfluo. Si è migliorata senz'altro l'ortografia del Gajone, del tutto inaccettabile, perchè l'autore ha scritto i versi secondo un criterio di dizione, senza tener presente il valore logico e grammaticale della parola. I testi che ci sono pervenuti in dialetto ovadese: la traduzione settecentesca delle prime cinquanta ottave della Gerusalemme Liberata del Tasso, conservata in un codice settecentesco dell'archivio Buffa in Ovada; le canzoni e i sonetti di Antonio Rebora, Ra carossa do diao del Carlini del secolo scorso, non sono tali da rappresentare per noi autorità di scrittura, anche perchè il dialetto è sensibilmente cambiato, Il difetto ortografico del Gajone, come dei poeti dialettali in genere, è la tendenza ad italianizzare, o a usare dittonghi francesi, senza aver prima stabilito un prospetto di essi con le relative regole di lettura.
Utili sono ancora oggi le regole ortografiche adottate da Domenico Buffa per la Raccolta di canzoni popolari che egli iniziò intorno al 1840. Abbiamo dunque tenuto presenti tali regole per la presente edizione e nel contempo si è cercato di rendere il più possibile l'ortografia aderente al suono della parola, e si sono evitati i riferimenti alla lingua nazionale.